Donald Trump annuncia progressi nei negoziati per la tregua tra Ucraina e Russia. “Abbiamo le linee guida di un accordo”, dice il presidente degli Stati Uniti, convinto che “in tempi brevi ci sarà il cessate il fuoco”.
Sullo sfondo, il delicato tema delle concessioni territoriali, vero nodo da sciogliere per giungere a una pace duratura. In questo senso, la penisola di Crimea ha un ruolo centrale dal 2014, quando l’annessione da parte di Mosca – non riconosciuta da gran parte della comunità internazionale (tra cui gli Usa) – scatenò la prima crisi russo-ucraina.
Le posizioni di Vladmir Putin e Volodymyr Zelensky sulla questione sono ben note e difficilmente negoziabili, ma c’è ora da capire come i piani di pace di Donald Trump si inseriranno – potenzialmente stravolgendolo – in questo delicato equilibrio.
Le condizioni di Putin
Per Putin, il controllo russo sulla Crimea non è in discussione. Il presidente russo ha più volte ribadito che l’annessione del 2014 è stata legittima e definitiva, giustificata dall'”ingiustizia storica” che era stata la cessione della Crimea all’Ucraina decisa da Nikita Krusciov nel 1954.
A proposito di una possibile restituzione a Kiev, Putin nel 2018, affermò: “Non ci sono queste circostanze e non ci saranno mai”. La penisola rappresenta non solo un punto strategico per il controllo del Mar Nero, ma anche un simbolo di orgoglio nazionale e patriottismo per la Russia. Mosca ha rafforzato la presenza militare nella regione e ha reso la Crimea una roccaforte difensiva, rendendo un’eventuale riconquista ucraina estremamente complessa.
Secondo quanto riportato dal quotidiano russo Kommersant, Putin avrebbe espresso il desiderio di un riconoscimento formale da parte degli Stati Uniti della sovranità russa non solo sulla Crimea, ma anche sulle regioni ucraine di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, occupate durante il conflitto iniziato nel 2022.
Secondo il quotidiano, Putin avrebbe suggerito nella telefonata con Trump che un rapido riconoscimento da parte degli Stati Uniti potrebbe portare la Russia a rinunciare a ulteriori rivendicazioni territoriali, come la città portuale di Odessa. La Crimea, per Putin, non è neanche “sul tavolo”, in quanto territorio russo già da prima dell’inizio del conflitto.
Gli obiettivi di Zelensky
Il presidente ucraino ha dichiarato più volte che il ritorno della Crimea sotto il controllo di Kiev è una condizione imprescindibile per qualsiasi accordo di pace con la Russia. Per l’Ucraina, la penisola è parte integrante del suo territorio e la sua perdita nel 2014 fu un atto di aggressione illegale.
L’esercito ucraino ha già condotto diversi attacchi mirati sulla Crimea per indebolire le difese russe, e Zelensky continua a chiedere il sostegno dell’Occidente per riprendersi la regione con la forza, se necessario.
Il leader ucraino ha ribadito la sua posizione a Oslo, dove ha anche smentito le voci secondo cui avrebbe parlato di concessioni territoriali durante la telefonata con Trump. “E’ una penisola ucraina, il presidente Trump non ne ha parlato con me”, ha detto a proposito della Crimea in conferenza con il premier norvegese Jonas Gahr Store.
In Crimea “si possono fare tante cose. Hotel a cinque stelle, tanti edifici diversi”, ma senza gli ucraini, ha precisato, i turisti non arriveranno. Sotto il controllo russo, la Crimea ”sta semplicemente morendo”, he denunciato Zelensky, nel tentativo apparente di provare a convincere Trump con un piano analogo a quello per Gaza illustrato dal tycoon sui suoi canali social. Basteranno i piani di “lusso” per la penisola a convincere Trump a restituirla agli ucraini?
Il piano di Trump
Secondo fonti riportate da Semafor, l’amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea come territorio russo, nel tentativo di facilitare un accordo di pace. La decisione prevederebbe anche di esercitare pressione sulle Nazioni Unite affinché seguano la stessa linea di riconoscimento.
Qualora l’indiscrezione venisse confermata, la mossa significherebbe una voltafaccia definitivo a Kiev e allineerebbe la posizione degli Usa a quelle di alleati russi come Corea del Nord, Siria, Venezuela, Cuba, Nicaragua e Afghanistan.
A complicare ulteriormente la questione ci sarebbe anche la reazione di gran parte della comunità internazionale, che non ha mai riconosciuto ufficialmente l’annessione russa della penisola. Le Nazioni Unite, attraverso varie risoluzioni, hanno più volte ribadito la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. La decisione, che verrebbe ostracizzata anche dall’Unione Europea, potrebbe tuttavia trovare un sostenitore inatteso nella Cina.
Pechino mantiene dal 2014 una posizione ambigua sulla Crimea: non ha mai riconosciuto formalmente l’annessione, ma si è anche sempre astenuta dalle votazioni Onu per condannare l’azione russa. Se il piano di Trump riuscisse a metter d’accordo anche Putin e Xi Jinping, a quel punto sarebbe difficile immaginare un “lieto fine” per Zelensky.