È morto all’età di 64 anni Luigi Cimmino, storico boss della camorra che aveva deciso di intraprendere la via della collaborazione con la giustizia nel 2022. Cimmino, che aveva compiuto gli anni lo scorso 15 marzo, si è spento a causa di un tumore che lo aveva afflitto negli ultimi mesi, nella località protetta dove viveva sotto il programma di protezione testimoni. La sua scomparsa segna la fine di un’era per la criminalità organizzata napoletana, di cui Cimmino era stato un protagonista di spicco, in particolare come indiscusso capo delle estorsioni negli ospedali della zona Arenella-Vomero.
La figura di Luigi Cimmino era tristemente legata anche a un tragico episodio di cronaca del 1997, quando scampò all’agguato in cui perse la vita l’innocente Silvia Ruotolo, madre dell’ex assessore comunale Alessandra Clemente. Un evento che aveva profondamente scosso l’opinione pubblica e che aveva visto Cimmino nel mirino di un commando. La sua decisione di collaborare con la giustizia, maturata negli ultimi due anni, aveva rappresentato una svolta significativa per le indagini della Procura di Napoli, fornendo importanti elementi investigativi che avevano portato all’emissione di nuove ordinanze di custodia cautelare.
Nelle sue confessioni, Cimmino aveva ammesso il suo ruolo di “ras degli ospedali“, rivelando come, insieme a Giulio De Angioletti, gestisse il lucroso giro di estorsioni all’interno delle strutture sanitarie della zona collinare, distribuendo ingenti somme di denaro. Le sue rivelazioni si erano estese anche al controllo dei lavori nelle stazioni metropolitane dell’area, inclusa quella di Materdei, considerate “competenza” del suo clan. La sua morte, se da un lato chiude un capitolo della sua vita criminale, dall’altro lascia un vuoto nella schiera dei collaboratori di giustizia che hanno contribuito a svelare dinamiche e segreti della camorra napoletana.