La storia di questa domenica parla di una voce straordinaria, che è un inno alla bellezza e all’emozione. Parla di timbro caldo e avvolgente che riesce a toccare le corde più intime dell’anima, trasformando ogni nota in un invito a sognare e a lasciarsi andare. Sì, perché la voce della beneventana Giuliana Danzè – cantante di talento e dedizione – è proprio questo e tanto altro ancora: in un mondo in cui la musica spesso si perde in ritmi meccanici e arrangiamenti iper-prodotti, la purezza della sua voce ricorda a tutti noi che il vero potere dell’arte risiede nella capacità di emozionare e di far sentire vivi. Fin da bambina, Giuliana ha coltivato questa passione inarrestabile, immergendosi nello studio del canto e affinando una tecnica che le ha permesso di distinguersi sin dai primi palcoscenici. Già a tredici anni il grande successo nazionale: è tra i ragazzini protagonisti di ’Ti lascio una canzone’, il fortunato programma della Clerici che la fa conoscere ovunque. In Italia e all’estero. A quella trasmissione ne seguiranno tante altre come tappe di un percorso artistico sempre in evoluzione. Due su tutte: ‘The Voice of Italy’ su Raiudue e ‘All Together Now’ su Canale 5. Oggi, alla maturità dei 30 anni e con una laurea in canto jazz in tasca, è tempo di pensare a nuovi progetti.
La tua passione per la musica nasce sin da piccola…
Ho sempre cantato fin da bambina, è un qualcosa che mi è sempre piaciuto. E’ una passione da sempre, dalla quale non riesco proprio a distaccarmi. Con la mia voce e la musica ho sempre avuto un rapporto speciale nel corso del tempo. Ancora oggi la musica rappresenta il mio lavoro e la mia vita da sempre. Tutto è iniziato da ragazzina, studiando e provando a fare varie esperienze, come ad esempio i concorsi canori. In uno di questi concorsi per bambini segnalarono il mio nome alla Rai. Da lì è nato tutto: ho avuto la grande occasione di farmi ascoltare in prima serata su Raiuno.
Era il 2008, avevi solo 13 anni. Eri in onda il sabato sera con Antonella Clerici, protagonista del fortunato programma ‘Ti lascio una canzone’. Che ricordi hai di quel periodo?
Il mio primo ricordo riguarda l’Ariston. I primi anni del programma erano infatti da Sanremo. Ricordo l’emozione di entrare in quel teatro così importante. E poi il fare musica, il suonare con un’orchestra e imparare tante cose, lo stare insieme. Ti lascio una canzone è stato un grande abbraccio: noi bambini eravamo molto uniti, non c’era competizione. La trasmissione mi ha lasciato un ricordo bellissimo pieno di musica, ma anche tanti amici con i quali, a distanza di tempo, ci sentiamo ancora.
Seguiranno altre due edizioni con la Clerici: in quella esperienza conosci anche i ragazzi de Il Volo, formatisi proprio in quel programma. Avete mantenuto i rapporti?
In realtà sento Gianluca Ginoble. Tra noi è rimasto un bel legame, nato quando eravamo piccoli e mantenuto fino ad oggi. Alla fine restano una amicizia e un bene reciproco per l’esperienza forte che abbiamo vissuto. Del resto quando canti con qualcuno è sempre così.
Dopo ‘Ti lascio una canzone’, seguono tante altre ospitate in tv. Fai addirittura diverse tournée in America – Stati Uniti e Canada -, tutte sold out…
Ho fatto delle esperienze bellissime. Ne approfitto per mandare un bacio a Paolo Sandoni, che se ne è andato da poco: grazie a lui ho fatto tantissimi viaggi. Era il nostro produttore in quel periodo e ci ha portato ovunque: tra l’altro, in America eravamo molto più conosciuti rispetto all’Italia. Dagli italiani all’estero abbiamo ricevuto calore e amore: anche lì è stato un grande abbraccio. Un anno con Pupo, un altro anno con Antonella Clerici a condurre le serate. E’ stato davvero divertente.
In quegli anni hai avuto modo di conoscere dei big della musica nazionale e internazionale. Qual è il consiglio più prezioso che hai ricevuto? C’è stato un duetto che ancora oggi ricordi con grande orgoglio?
C’è un duetto con Ron che ricordo con grande emozione: lui, artista immenso, cambiò le parole di ‘Vorrei incontrarti tra cent’anni’ per dedicarle a me. ‘Ritroverò i tuoi occhi verdi tra milioni di occhi verdi’ mi disse guardandomi. Fu molto dolce. Anche in quell’occasione, io ero piccolissima, fui trattato con amore e tanto rispetto. Un altro artista che ho nel cuore è Sal da Vinci, voce incredibile e persona bellissima. Mi ha insegnato il riposo e l’avere cura della voce. Ama il suo lavoro e la musica, mi ha lasciato molto. E poi il duetto con Dionne Warwick, non lo dimenticherò mai: pensa che la ‘Voce del Silenzio’, diventata il mio cavallo di battaglia, è stata interpretata per la prima volta da lei a Sanremo nel 1968. Il suo commento ‘Wonderful!’ alla mia esibizione è uno dei complimenti più belli che conservo nel cuore.
Martedì inizierà Sanremo. Per chi farai il tifo?
Ci sono tantissimi artisti in gara che mi piacciono. Giorgia è però la regina indiscussa del mio cuore. E poi Brunori Sas, che mi piace tantissimo come scrive. E assolutamente Noemi…
Nel 2010 hai avuto la fortuna e il merito di essere al Festival non come concorrente, ma come ospite. E pensare che per un problema tecnico non avevi il microfono acceso. Altri sarebbero andati nel panico totale…
Io e il cast di Ti lascio una canzone siamo stati ospiti del Festival nel 2010. In quell’occasione, proprio all’inizio della mia esibizione, non funzionò il microfono. Fu però bravissima la conduttrice di quell’edizione, Antonella Clerici, a tranquillizzare immediatamente me e l’altra giovanissima cantante. Fu una cosa di un attimo. Noi eravamo ormai abituate a quel palco, erano due anni che stavamo lì e ci sentivamo a casa. C’era la paura sì, ma anche l’incoscienza nel prenderla a ridere. Magari oggi, a 30 anni, l’avrei prenderei diversamente. Certo, quando siamo rientrate nel backstage ci tremavano le gambe e la voce.
Nel tuo percorso di crescita tante esperienze: su tutte ‘The Voice of Italy’ nel team di Noemi e finalista nel 2019 a ‘All together now’ su Canale5. A quale programma ti senti più legata?
Al di là di ‘Ti lascio una canzone’, alla quale sono profondamente legata, anche The Voice of Italy (come coach c’erano ‘mostri sacri’ come Raffaella Carrà e Riccardo Cocciante) e All together now sono state esperienze allo stesso modo straordinarie. Non c’è una preferenza: una è stata vissuta a 18 anni, l’altra quando ero un po’ più grande. Il programma della Hunziker l’ho vissuto con un po’ più di tensione e paura per le aspettative che avevo; inoltre era da un po’ che non mi facevo vedere sul piccolo schermo. Anche in quell’occasione ci fu un commento bellissimo di J Ax: ’Giuliana se ne sta zitta e tranquilla e poi ribalta tutto quando canta’. Aveva compreso l’energia che mi porto dentro.
Veniamo ad oggi. Laureata in canto jazz al conservatorio di Benevento. Cosa c’è nel tuo futuro? A cosa ti stai dedicando?
Mi sto dedicando alla ricerca di una strada giusta per me. Dopo la laurea arriva sempre un momento di riflessione. In realtà sto continuando comunque a lavorare, a fare eventi, feste e cerimonie. Continuo insomma a cantare. Spero di uscire a breve con un progetto che mi sta a cuore: un album con canzoni mie. Qualcosa che mi rappresenti a pieno.
Come vedi Benevento dal punto di vista musicale e artistico?
Dobbiamo puntare sui talenti della città, farli lavorare e metterli nelle migliori condizioni per esprimersi. Io amo Benevento, non me ne andrò mai da qui. E’ la città più bella e più antica, è magica, abbiamo tanta bellezza, bisogna puntare un po’ di più sul nostro territorio. Si può fare tanto ancora, bisognerebbe investire e dare più spazio e opportunità, valorizzando la qualità. E a proposito di eccellenza e talento permettimi di ricordare un amico che ci ha lasciato prematuramente la scorsa settimana: Mario Luce. Un’anima speciale e un sassofonista meraviglioso.
Qual è il sogno di Giuliana Danzè?
Il sogno resta Sanremo, ma ci sono realmente poche speranze in quanto hanno abbassato ulteriormente i limiti di età per quanto riguarda la fascia giovani. Ci sono artisti che ad oggi hanno una maturità musicale e scrivono canzoni bellissime, ma non possono proporle al Festival per limiti stringenti. Ad ogni modo il mio sogno resta quello di continuare a fare musica.