Donald Trump sta di fatto svuotando la democrazia americana, sta disegnando un nuovo ordine mondiale fondato sulla legge del più forte, un nuovo ordine nel quale non ci può e non ci deve essere spazio per un’Europa unita. Uno stravolgimento che mette in discussione tutto, anche la tenuta del nostro bipolarismo, perché non lascia più margini a disallineamenti e ad equivoci: per un verso le grandi culture democratiche, il blocco popolare, liberale e progressista, per altro verso le destre sovraniste o conservatrici, le forze plebiscitarie e populiste. Per un verso le forze europeiste a difesa dell’occidente democratico e liberale, per altro verso le forze antieuropeiste che strizzano l’occhio alla retorica trumpiana, al dominio dell’algoritmo.
Nel giro di pochi mesi potremmo assistere all’implosione dei due blocchi, del centrodestra e del cosiddetto campo largo, con inevitabili conseguenze anche sui territori. Anche in Campania.
Lo ha spiegato perfettamente Marina Berlusconi nella recente intervista rilasciata al direttore del Foglio Claudio Cerasa. Un manifesto politico, un richiamo diretto al partito e alla sua classe dirigente, all’urgenza di un radicale cambio di linea. I principi fissati dalla primo genita del Cavaliere sono semplicemente incompatibili con quelli che regolano l’agire e la prospettiva delle destre sovraniste, a partire dalla destra italiana, quella di Meloni e quella di Salvini.
Marina Berlusconi si è detta convintamente antifascista, favorevole ai matrimoni gay e al fine vita, ha definito l’Europa l’unico orizzonte possibile, ha parlato di Trump come di un bullo che punterebbe a rottamare l’occidente con il sostegno dei signori dell’algoritmo, si è detta convinta della necessità di governare i flussi migratori per favorire processi di integrazione funzionali alla crescita e al progresso sociale.
Il manifesto politico di una forza puramente liberale, che in quanto tale è certamente alternativa ad una sinistra di governo sul piano delle politiche economiche e del lavoro, sulle quali i singoli governi hanno ormai spazi strettissimi di discrezionalità, ma del tutto incompatibile con queste destre, per prospettiva, visione di mondo, principi e valori.
Un partito che volesse muoversi in ossequio ai principi fissati da Marina Berlusconi, nell’attuale contesto politico, si proporrebbe dunque come l’architrave di un nuovo centro liberale e popolare, ostinatamente antifascista ed europeista, che non avrebbe alternative a ricercare una convergenza con una sinistra di governo, repubblicana e riformista, ovvero di buonsenso, per usare la stessa espressione utilizzata da Marina Berlusconi in un’altra intervista, risalente ormai a molti mesi fa, concessa al Corriere della Sera.
Di contro quella sinistra di buonsenso, oggi rappresentata dal Partito democratico di Elly Schlein e di Stefano Bonaccini, ovvero di Bersani e Gentiloni, nel contesto dato non è più nelle condizioni di ricercare il dialogo con il Movimento Cinque Stelle giustizialista e plebiscitario di Giuseppe Conte, che sottoscrive i deliri di Trump sull’Ucraina, che piccona l’Europa Unita. Dovrebbe, invece, ricercare convergenze al centro, ricercare il dialogo con un polo popolare e liberale.
E non è un caso se nel marasma di questi giorni concitati Giorgia Meloni ed Elly Schlein si muovono all’unisono, trincerandosi in un silenzio assordante rispetto agli stravolgimenti impressi dal primo inquilino della Casa Bianca. Entrambe comprendono che lo scenario che va determinandosi sul piano internazionale mette in discussione la tenuta di un bipolarismo che avevano immaginato a propria immagine e somiglianza, perché se la premier è ad un bivio, costretta a scegliere tra l’Europa e Trump, tra l’internazionale nera e la bandiera stellata a sfondo azzurro, la segretaria nazionale del Partito democratico vede compromessa la prospettiva del campo largo proprio in ragione delle posizioni assunte dal Movimento Cinque Stelle sull’Ucraina e su Trump.
In tale quadro, nulla è scontato. Nemmeno sui territori, nemmeno in chiave regionale. Nessuna scelta è possibile nel contesto dato, men che meno quella per l’individuazione dei candidati alla Presidenza della Regione. Non è scontato che in autunno esisterà ancora il centrodestra, non è scontato che le forze di opposizione si ritroveranno unite, visto e considerato che i centristi hanno già posto un veto invalicabile ad ogni ipotesi di intesa con questo Movimento Cinque Stelle anche sul piano locale. Archiviato il voto in Germania, che va a rafforzare questa prospettiva, l’accelerazione decisiva potrebbe arrivare ben prima di quanto si possa immaginare.