Quanti di voi si sono ritrovati tra le mani un vinile del passato? Uno di quelli che escono dal baule dei ricordi e che ci riportano indietro nel tempo? Uno di quelli che, ascoltandolo, ci sembra di essere ancora lì, a quella festa, a quella serata speciale o sotto a quel palco, con quella persona che ci piaceva tanto, con gli amici di sempre o con qualcuno che non c’è più. Potere della musica: certi dischi sono magia e rimarranno così per sempre, anche con qualche fruscio in più. E allora questa domenica mettetevi comodi e preparatevi a fare un tuffo nel passato, tornando con la mente ad un sabato sera di qualche decennio fa: ad accompagnarci in questo viaggio ci sarà Sinesio Feleppa, in arte dj Sisio, da sempre figura di riferimento nella scena della house music italiana. Una carriera iniziata negli anni Novanta al “Kronos Disco” di Tufara Valle, locale leggendario e in quegli anni centro nevralgico della movida giovanile, tanto da conquistarsi l’appellativo di ‘Berlino del Sud’. Un’epoca d’oro che, seguendo i progetti realizzati da Sinesio, ci permetterà di ‘fermare il tempo’ e rivivere ballate indimenticabili grazie al talento dei partenopei Angels of Love, i party itineranti targati HEM e ricordare un mondo del clubbing che, per almeno un decennio, ha portato Benevento al centro della scena musicale europea. Io c’ero…e voi?
Come nasce la passione per la console?
Nasce da piccolino, perché mio padre – musicista – collezionava vinili. Io li ascoltavo nel suo vecchio giradischi e quella musica mi attraeva e mi proiettava oltre, in un’altra dimensione. Fu proprio papà a spingermi poi a coltivare questa passione e a studiare musica, cosa che ho effettivamente fatto, ma il mio pensiero era sempre quello di tornare su quel vecchio apparecchio a provare i suoi dischi. Da ragazzino, poi, con i miei amici di Casale Maccabei organizzavamo piccole feste in casa: avevo delle piastre con un mangianastri e un giradischi che provavo a mettere a tempo muovendolo con un dito, in modo molto artigianale. Da lì iniziai a comprare i miei primi dischi: a Benevento c’era un solo negozio che però non aveva il materiale che mi serviva e quindi prendevo il treno e andavo a fare spesa ad Avellino. Piano piano ho iniziato a suonare a feste private, compleanni di 18 anni e a frequentare i club in città. Anche il nome d’arte, Sisio, nasce dal nomignolo attribuitomi dagli amici storici che troncarono il mio nome di battesimo, in realtà molto apprezzato invece dai grandi dj che ho conosciuto lungo il mio percorso. Ad ogni modo, quelle prime esperienze furono un trampolino per suonare nel tempio della musica sannita e non solo. Un luogo iconico e amatissimo: il Kronos a Tufara Valle. Erano gli anni Novanta.
Un posto rimasto nel cuore e nell’immaginario collettivo di generazioni passate di giovani come un vero e proprio riferimento musicale. Che ricordi hai?
Ricordi bellissimi. Si ascoltava un dj con la voglia di scoprire ed esplorare il suo lavoro, la sua tecnica. Innanzitutto, funzionavano tantissimo le radio: tutto quello che la gente ascoltava nell’arco della settimana, potevi riproporlo nel dj set. Oggi è tutto molto più difficile tra spotify, youtube, i social: c’è tanta confusione in termini di generi e produzioni musicali. Gli ascoltatori sono molto disorientati. All’epoca la dance commerciale e l’underground/house/funky (che arrivava dalle influenze americane grazie agli Angels of Love a Napoli) si contendevano la scena.
Un sogno del giovane Sisio che si è realizzato?
Sicuramente quello di suonare con gli Angels of Love. Mi chiamarono a suonare come ‘resident’ in luoghi culto come il Metropolis di Napoli e l’Old River Park di Caserta. Puoi ben comprendere che nel 2007/2008 realizzo il sogno più grande di quel ragazzo che voleva fare il dj.
E poi che succede?
Dalle presenze con gli Angels of Love arrivo al Tenax di Firenze, l’Università del clubbing italiano, dove c’è un incontro che mi cambia la vita: conosco Alex Neri, il guru dell’house italiana, comproprietario del club, componente dei Planet Funk e fautore del ‘made in Italy’ a Ibiza insieme con Coccoluto e Ralf. Alex mi dà una nuova visione, una nuova percezione sul piano musicale. Oltre ad essere un amico, lo considero una delle persone più importanti incontrate lungo il mio percorso artistico: suono da lui a Firenze, fino ad arrivare in uno dei locali più importanti al mondo per chi fa questo mestiere: lo Space di Ibiza. Da lì, con un grande bagaglio acquisito, comprendo che devo produrre anche io un ‘party esclusivo’.
Nasce così a Benevento la stagione delle feste itineranti targate HEM…
Era il 2008. Con Lucky El (Luciano Cavuoto) e Alessandro Russo creiamo questo party incredibile e itinerante, che ha avuto come location principale il Byblos. Ricordo che la prima festa fu fatta allo storico Sayonara: iniziammo la sera e alle 9 del mattino seguente la terrazza del locale era ancora stracolma di gente che ballava con gli occhiali da sole e rievocava le gesta delle serate Matineé di Ibiza, dove si andava ad oltranza. Fu proprio in quel momento che capimmo che c’era un interesse tra i giovani beneventani per questo tipo di serate. Per dieci anni è stato un crescendo di responsabilità, ‘esaurimenti’, ma soprattutto di soddisfazioni, perché a Benevento sono arrivati i più importanti dj al mondo. Da Frankie Knuckles, massimo esponente dell’house classic, ai più grandi della tecno come Amelie Lens. E poi ancora Charlotte De Witte, Joseph Capriati. Abbiamo ospitato i top della minimal ed elettronica mondiale, come ad esempio la scena Cocoon di Sven Vath. E ancora: Dave Morales, Tedd Patterson, Satoshi Tomiie, John Digweed, Silvie Loto, Ryan Crosson. Dal 2009 al 2019 Benevento è stata tra le grandi protagoniste del clubbing a livello europeo.
Raccontami qualche aneddoto…
Benevento in quei dieci anni era stata presa come riferimento da tantissimi artisti come trampolino per presentare progetti, le loro etichette, per far esibire i loro dj. Una etichetta importante, in particolare, sceglieva Benevento prima di Napoli per presentare gli artisti e farli conoscere al pubblico. Top mondiali come Lens o De Witte, come prima data in Italia, hanno preferito la nostra città ad altre più grandi. Oggi girano il mondo e riempiono Festival da 100mila persone. Un ricordo speciale è legato invece allo Smile con la proprietà di Jackson Chirollo: ero resident dj e spesso venivano a suonare artisti importanti. Un giorno Jackson mi fa: ‘Sabato arriva Albertino’. Non puoi capire l’emozione: amavo la musica house, ma ero cresciuto con Albertino e il suo Deejay Time. L’apoteosi fu quando, prima del suo dj set, mi fece un jingle con la sua voce e mi presentò proprio come faceva con il collega Fargetta. Fu un qualcosa di incredibile.
Hai suonato nei più grandi club d’Europa: Berlino, Parigi, Londra, Ibiza, in tutta Italia. C’è un posto al quale sei particolarmente legato per atmosfera?
Ibiza l’emozione più grande: immagina di essere portato in una stanza e poter scegliere tra oltre trenta mixer quale utilizzare per la serata. Arrivare poi nel backstage ed essere accolto dal grandissimo Carl Cox ed il suo staff. Al di là di questo, però, sono legato al Tenax di Firenze. Lì, come ti dicevo, è cambiata la mia strada musicale. E poi permettimi di aggiungere anche una cosa…
Prego.
Le produzioni sono state un altro passaggio importante del mio percorso. I vinili che ho creato mi hanno dato una grande visibilità e sono stati suonati da dj molto importanti come ad esempio il cileno Ricardo Villalobos, una delle figure più importanti nel panorama della Minimal, che ha attenzionato tutti i miei lavori.
Nel presente ci sono progetti importanti con il Bct Music Festival, Groped e De Gustibus. Quali le idee alla base di queste tre esperienze?
Quando abbiamo capito che il mondo del clubbing stava cambiando, così come il mercato, e quindi non potevamo più portare dei nomi internazionali in città, abbiamo accantonato HEM e abbiamo creato Groped, un progetto che curo con Gianmaria Lorizio. E’ un’idea più settoriale, rivolta a chi vuole ascoltare piccoli nomi di qualità e artisti emergenti. Non è infatti il nome a fare da traino per il club, ma chi partecipa alle serate scopre sicuramente qualcosa di diverso. L’iniziativa sta crescendo tantissimo ed è una occasione importante per far conoscere Benevento a tantissime persone che vengono a trovarci alle serate, che sono sempre itineranti in locali beneventani e ville private. Con il Bct Music Festival, invece, abbiamo sposato la stessa idea del direttore Antonio Frascadore: proporre cose di qualità, facendolo in un certo modo e non cadendo mai nel classico o nel già visto. Basta pensare ai Planet Funk al Teatro Romano nel 2022: fu un evento magico. Infine, Degustibus, un progetto nato con un altro gruppo di cari amici: abbiamo voluto dare una sterzata al classico aperitivo beneventano che, all’epoca, era accompagnato sempre dalla dance italiana o dal classicone anni Ottanta/Novanta. Lo abbiamo trasformato in un momento dove il protagonista è il vinile e non il digitale, in una atmosfera da salotto letterario nella quale promuoviamo anche i prodotti del territorio, come il nostro vino sannita. E’ un’occasione per far rivivere a quelle generazioni che hanno vissuto l’house classic una serata dove abbiniamo esplorazione musicale a tipicità culinaria.
Come è cambiato il divertimento? Quanto è difficile lavorare in posti come i nostri che continuano a svuotarsi di giovani per tanti svariati problemi?
Le aree interne si svuotano, molti ragazzi hanno l’obiettivo di andare via. Non si può puntare a creare qualcosa di interessante per loro che, come ti dicevo prima, sono sempre più disorientati dai social e anche disinteressati alle varie proposte. Tutto si consuma con molta velocità: prendi ad esempio il successo della trap, che è già in fase calante. Nelle nuove generazioni noto tanta confusione, una tendenza a stare a casa. Non c’è tanta voglia ad entrare in un locale per esplorare, ascoltare musica, divertirsi, socializzare. E’ una situazione un po’ troppo alienante. Del resto, quanti club ci sono oggi in città? Solo il Byblos Disco e, per questo, tanto di cappello al lavoro di Massimo De Sciscio.
C’è ancora un sogno da realizzare come dj?
A 47 anni, con due figli, vivo la mia famiglia e sono abbastanza appagato. Ovviamente continuo a suonare. Proprio lo scorso week end avrei dovuto suonare a Castiglione del Lago in un grande evento – Wax4breakfast – dove convogliano tutti i collettivi d’Italia che fanno elettronica. Forse un sogno da realizzare è rivedere Benevento di nuovo protagonista della scena musicale, come già successo in passato.