La presidente nazionale di ANPCI (l’Associazione che rappresenta i comuni italiani inferiori a 5 mila abitanti) Franca Biglio ed il presidente regionale dell’associazione in Campania Zaccaria Spina, hanno partecipato all’audizione dinanzi all’Ufficio di Presidenza della Prima Commissione (Affari costituzionali) presso il Senato della Repubblica, in relazione all’esame del disegno di legge n.1432 (dl 36/2025 disposizioni urgenti in materia di cittadinanza) e dei disegni di legge n.98 e connessi (disposizioni in materia di riacquisto della cittadinanza italiana).
“Abbiamo affrontato – affermano Franca Biglio e Zaccaria Spina – il tema centrale dell’acquisizione della cittadinanza italiana dal punto di vista delle ripercussioni e delle prospettive che il relativo procedimento produce verso gli uffici dell’anagrafe, stato civile e vigili urbani dei comuni di minori dimensioni le cui piante organiche sono, come ben noto, ridotte al lumicino”.
“L’audizione – proseguono – ci ha visto particolarmente interessati in quanto la legge n. 91/1992, disciplina la cosiddetta modalità di acquisizione della cittadinanza jure sanguinis, ovvero per “diritto di sangue” riservando competenze ed incombenze agli uffici di Stato Civile per la gestione delle richieste con conseguenti pesanti ricadute sugli uffici competenti dei comuni, per le attività di ricerca e quelle relative alle richieste della residenza che costituisce il primo step del relativo iter”.
“Il decreto-legge in esame, in particolare, introduce un limite temporale-generazionale (per genitori o nonni nati in Italia) oltre il quale la mancata effettività del vincolo con la madrepatria rende inazionabile la richiesta di cittadinanza. Dalla analisi dell’art. 2 comma 1 del disegno di legge in questione – precisano Biglio e Spina – abbiamo condiviso lo sforzo di riscontrare le giuste richieste di chi ha propri antenati italiani rispetto alla “corsa” allo status di cittadino italiano di chi ne fa una questione di mera convenienza ed interesse particolare”.
“Senza entrare nel merito del grado di parentela individuato al fine di rendere attivabile il diritto alla richiesta di cittadinanza che allo stato, come detto è fissato ai soli genitori e nonni – sostengono ancora i rappresentanti di ANPCI – abbiamo evidenziato la necessità di proseguire sulla strada intrapresa della semplificazione delle procedure soprattutto a carico dei comuni di minori dimensioni sia per la già richiamata esiguità delle piante organiche, sia anche per l’organizzazione e la logistica degli uffici di anagrafe e stato civile che spesso risultano alquanto precarie”.
“Volendo considerare tuttavia anche le sfide e le opportunità che potrebbero sorgere dalla tematica in questione in termini di integrazione, inclusione e movimentazioni virtuose nei piccoli comuni – concludono il presidente nazionale e quello regionale di ANPCI – abbiamo invitato a considerare la possibilità di prevedere fondi per la formazione specifica ad amministratori e dipendenti sui temi della cittadinanza ed un supporto per questi ultimi per aiutare a gestire le richieste oltre a prevedere fondi per digitalizzazione e messa in rete delle anagrafe dei Comuni, appositamente per la ricerca degli antenati ed anche per semplificare e rafforzare la collaborazione tra Enti Locali e le Istituzioni Nazionali ed Internazionali ad esempio i Consolati”.