“In merito alla vicenda che riguarda l’impianto per la produzione di conglomerati bituminosi gestito dalla società LABIT, sito in località Piana, l’Amministrazione comunale di Ponte intende fare piena chiarezza, respingendo con decisione ogni tentativo di scaricare sull’Ente responsabilità che non gli competono.
L’iter autorizzativo di impianti di questa tipologia non è attribuibile al Comune, ma è regolato da un procedimento tecnico-amministrativo complesso, che coinvolge una pluralità di enti pubblici, ognuno per le proprie competenze. Il Comune di Ponte ha preso parte a tale processo nel rispetto rigoroso delle leggi e dei propri limiti istituzionali.
In ogni caso, l’Amministrazione non è rimasta inerte: ha avviato da tempo verifiche e sopralluoghi presso l’impianto, adempiendo pienamente ai compiti di vigilanza e controllo che le sono attribuiti. È importante ricordare che il sito in questione ricade in un’area da sempre classificata a destinazione produttiva nei vigenti strumenti urbanistici. Le abitazioni oggi presenti in prossimità dell’impianto sono sorte in periodi successivi, su suolo agricolo, e quindi in aree non urbanizzate a fini residenziali. Si tratta di un dato oggettivo, che va considerato per una lettura corretta del contesto.
Per quanto riguarda le preoccupazioni legate a presunte criticità ambientali o sanitarie, si evidenzia che ad oggi nessun rilievo formale o comunicazione di pericolo è mai pervenuta dall’ARPAC, ente tecnico regionale deputato a questo tipo di accertamenti. Né, allo stato, sono stati trasmessi al Comune riscontri tecnici o analisi documentate da parte dei cittadini o di altri soggetti.
Pur in assenza di atti ufficiali che attestino rischi oggettivi, il Comune resta comunque aperto a ulteriori approfondimenti, nel pieno rispetto delle norme e delle proprie funzioni.
L’Amministrazione comunale di Ponte continuerà ad agire con senso di responsabilità, nell’interesse esclusivo della tutela del territorio e della comunità. Non intendiamo prestare il fianco a strumentalizzazioni che, oltre a generare allarmismi, rischiano di compromettere la credibilità delle istituzioni”.