Il Presidente della Svimez Adriano Giannola ha avuto il grande merito di porre al centro del confronto politico ed istituzionale la grande sfida su cui inevitabilmente si giocherà il futuro della Campania di qui ai prossimi decenni, quella del riequilibrio demografico ed economico della regione, di un nuovo rapporto tra area metropolitana e aree interne. Nulla a che vedere, s’intende, con la proposta fatta pochi giorni fa dall’onorevole Caramiello del Movimento Cinque Stelle, Presidente dell’intergruppo parlamentare “Sviluppo Sud, Aree Fragili e Isole Minori”, secondo cui andrebbe modificato il Piano Evacuazione in caso di eruzione del Vesuvio, per prevedere il ripopolamento delle aree interne della regione, dove si contano almeno 165mila abitazioni vuote, in luogo del drenaggio incontrollato delle popolazioni coinvolte verso le regioni settentrionali.
Quella di Svimez è una visione strategica di lungo periodo, una proposta che non teorizza nessuna deportazione di massa e che non mette in discussione la gestione dell’emergenza contingente nell’area flegrea ma chiama direttamente in causa la capacità della politica, e quindi delle istituzioni, di pensare il futuro. L’area metropolitana di Napoli è ormai satura e congestionata, non esiste soluzione definitiva possibile alla fragilità dei territori dell’area flegrea, mentre le aree interne, che continuano a spopolarsi, una volta connesse ai mari e ai grandi corridoi attraverso l’alta velocità Napoli – Bari riscopriranno la propria centralità strategica, garantendo gli spazi necessari alla decongestione dell’area metropolitana partenopea. Muovendo da questo presupposto, secondo il presidente Svimez, lungo l’asse Napoli – Bari si dovrebbero reinsediare cittadini e servizi dell’area partenopea interessata dal bradisismo, seguendo la direttrice della nuova linea ferroviaria dell’alta velocità, che prevede 12 stazioni, in modo da ridare funzioni alle zone interne dell’Irpinia e del Sannio, ormai abbandonate, contribuendo a realizzare la Grande Città della Campania.
Il necessario riequilibrio demografico ed economico della prima regione meridionale passa necessariamente per l’asse che collega le due principali aree metropolitane del Sud peninsulare: Napoli sul Tirreno, Bari sull’Adriatico.
Un disegno del tutto coerente con le priorità fissate dal Next Generation Eu, la strategia della Commissione Europea da cui discende il Pnrr, che indica nella interconnessione tra i mari, dunque nello sviluppo delle aree interne, la vera sfida del futuro. Su questo si giocherà l’avvenire della Campania ed è innanzitutto su questo che si dovrebbe giocare la prossima campagna elettorale per le regionali, su ciò che la prima regione del Mezzogiorno vuole essere di qui ai prossimi decenni, sul ruolo che la Campania intende assumere in questa modernità. Al di là della demagogia, dello scontro cieco e sordo tra consorterie su ciò che è stato o non è stato in questi ultimi dieci anni.
Perché questo possa accadere è necessario che si determinino le condizioni per una contesa alta, al riparo da veleni ed eccessivi personalismi, che segni l’apertura di una nuova fase. Oltre De Luca, il deluchismo, oltre lo scontro cieco tra apparati. E a quanto pare le condizioni potranno determinarsi, grazie al Tar o alla Corte Costituzionale, grazie ad un incrocio di variabili che potrebbe portare il centrosinistra a liberarsi dal peso di questo decennio e a ritrovarsi sulla candidatura apicale di Sergio Costa, ex Ministro all’Ambiente e attuale vice presidente della Camera, e il centrodestra a superare la logica dei candidati di bandiera per trovare la sintesi sul Ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Due candidati di altissimo profili, liberi dalla prigionia degli apparati e dei livori, per uno scontro sano, senza esclusione di colpi ma giocato sul futuro e non sul passato, sul merito delle grandi sfide che riguardano l’avvenire dei nostri figli e dei nostri nipoti.