“La notizia della morte di Papa Francesco ci ha colti di sorpresa, anche se tutti eravamo consapevoli del fatto che le sue condizioni permanevano precarie”. Con queste parole l’arcivescovo di Benevento, monsignor Felice Accrocca apre il suo commosso ricordo. Lo fa affidandosi subito al Vangelo, con un richiamo forte e diretto alla vigilanza cristiana: “Davvero, ancora una volta, le parole di Gesù si rivelano vere e restano un ammonimento anche per noi. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà… Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo” (Matteo 24,42-44)”.
“Come Chiesa beneventana – scrive Accrocca – ricorderemo sempre, con affetto e gratitudine, la sua visita a Pietrelcina nel 2018. Quello di Francesco è stato un pontificato senza dubbio epocale nella storia della Chiesa e, più in generale, nella storia dell’umanità. Lo si capì subito che sarebbe stato un Papa “diverso”, e ciò a partire dal nome assunto dal nuovo pontefice, che finiva per esprimere una chiara scelta di campo”.
Accrocca ricorda l’incontro del Papa con i giornalisti, pochi giorni dopo l’elezione, quando Francesco spiegò che aveva scelto quel nome “in relazione ai poveri”, ispirandosi all’esperienza di vita di San Francesco d’Assisi, “nel segno della povertà, della pace, dell’amore per il creato», auspicando che tutta la Chiesa potesse avere «una maggiore attenzione ai poveri”.
Una coerenza che, secondo l’arcivescovo, ha attraversato l’intero pontificato. “Non si può dire che tali aspetti non siano stati da lui costantemente sottolineati, e non solo in relazione al santo di Assisi. Si pensi, ad esempio, agli innumerevoli suoi interventi nei quali ha sottolineato con decisione la volontà di combattere la cultura dello “scarto” e la convinta asserzione di dover stare dalla parte di coloro che una tale cultura spinge ai margini”.
Accrocca riconosce che quel linguaggio diretto e profetico ha colpito molti, anche dentro la Chiesa: “Diciamocelo francamente: non eravamo abituati a un tale linguaggio, né a vederlo utilizzato in alcune occasioni!. Francesco ha osato indicare ciò che tanti avrebbero preferito ignorare: ha messo davanti ai nostri occhi realtà che vorremmo dimenticare, perché la tentazione perenne del cristiano è quella di vivere non a misura di Vangelo, ma di farsi un vangelo a propria misura”.
Il presule evidenzia anche il coraggio con cui il Papa ha affrontato venti contrari, crisi, pressioni interne ed esterne: “Papa Francesco è sempre stato fermo su certi principi, anche con i venti contrari, quando equilibri che sembravano consolidati hanno cominciato a vacillare, anche quando nella diplomazia qualcuno ha voluto imporre uno stile di prepotenza, tipico di chi per primo batte i pugni sul tavolo”.
L’arcivescovo pone poi l’accento sulla coerenza sociale, ambientale e politica del pontefice, che ha fatto della pace e della cura del creato le sue battaglie quotidiane. “Sempre Papa Francesco ha ricordato i diritti dei poveri, ha lottato strenuamente per la pace, condannando senza mezzi termini l’ideologia bellica, funzionale all’industria delle armi, sempre ha sottolineato l’urgenza di invertire la rotta nelle politiche ambientali, nella consapevolezza che il creato è dato all’uomo perché questi lo custodisca, non certo perché lo distrugga”. Un’eredità viva, che monsignor Accrocca consegna con forza alla Chiesa intera: “Tornare indietro non sarà possibile”.